martedì, maggio 29, 2007

mercoledì, maggio 23, 2007

K COME PINOKKIO

Da che io mi ricordo l’unico K che conosco sono io. Da piccolo ero l’unico con un cognome che iniziasse con una lettera così inusuale. Mi è capitato parecchie volte di lasciare la firma con una semplice K, non pensavo che ci fossero degli altri. Pensando a K famose, mi vengono in mente Kurt e SPZK. Il primo può essere tante cose, un cantante tossico di successo o un personaggio altrettanto strambo di un libro. Il secondo invece era la sigla di SpazioKamino un centro sociale che si trovava vicino a dove abitavo da piccolo. Un triste giorno SPZK venne sgomberato senza che nessuno se ne facesse un gran problema e al suo posto ci fecero una ludoteca che venne data alle fiamme poco dopo. In giro per il quartiere, sui muri, per tanto tempo ancora si potevano vedere i vecchi graffiti che ne rappresentavano il simbolo, la sigla e la memoria. Si presentava più o meno così:Anni dopo la Wolt Disney rubò il marchio e ne fece un personaggio secondario di un suo famoso cartone animato. Questo personaggio si presentava più o meno così:Successe che da non molto, un ulteriore K, che non sono io, ha lanciato una discussione su una serie di libri, tra cui Pinocchio. Ora, io penso, di essere un lettore appassionato e instancabile ma è pure vero che sono diventato tale solo superata una certa età. Il primo libro che lessi è stato Robinson Crusoe all’età di circa 6 anni. Saltavo le pagine e a volte facevo direttamente finta di leggere. Era una lettura imposta e gia all’epoca davo segni d’avversione verso le imposizioni, quindi mentivo spudoratamente quando mamma mi interrogava. Successe quindi che di Robinson mi ricordo poco o nulla e che nella mia infanzia lessi ben poco. Mica per noia, è che era un modo per andare contro. Contro Il giusto e lo sbagliato, contro la cultura e le tre lauree di mio padre, contro le morali degli altri, contro casa russia la quale si presentava più o meno così:Quando affinai la mia fame letteraria, diventai vorace da divorare qualsiasi cosa. Sono arrivato al punto d’aver letto una collana di romanzi Harmony che qualche sciagurato aveva dato a mia madre per esercitarsi con l’italiano. Il caso volle però che saltai, per eccesso di età, quella parte dei classici dedicata all’infanzia.
Presi la decisione. Dovevo aderire all’invito di K, almeno per una simpatia fonetica e dovevo assolutamente leggere Pinocchio.
Spargo la voce, ma non mi riesce comunque trovarne uno in prestito. Decido di affidarmi alla rete e scarico la versione in Acrobat della prima edizione con tanto di illustrazioni d'epoca.
Sono arrivato al punto in cui Pinocchio dice -Come mai sapete che ho detto una bugia?

mercoledì, maggio 16, 2007

martedì, maggio 08, 2007

Primavera estate 2007 tempo di rinascere


Mia madre mi diceva sempre quando ero piccolo “…se le cose le devi fare falle bene e fino in fondo, altrimenti che le fai a fare?”. Io la prendevo in parola e quindi preferivo non fare. Che poi in verità vi dico che mia madre una cosa del genere non la diceva mai, anzi quello che Lei mi diceva sempre era “…ricordati che l’uguaglianza non esiste!”, che è come dire che non è vero che siamo tutti uguali, che non è vero che abbiamo tutti i stessi diritti e che nulla ci è dovuto. Fu allora che conobbi il significato della parola utopia. Che poi mia madre è stata sempre una persona estremamente mite (e anche un po’ pigra). Ed è vedendo negli anni la sua pelle marcire e il suo rancore fermentare, per il tempo che scorre, per le occasioni mancate, per i sogni dimenticati, che ne ho colto il significato. Credo ora che il suo discorso si possa riassumere in una sola parola: meritocrazia. Nella quale non sono poi tanto convinto e perché a differenza di mia madre sono convinto che in fondo, qualcosa, sia davvero dovuta, così, a priori.

Che poi io la pigrizia invece me la sono ereditata tutta e quindi in verità vi dico che pur essendo un gran lavoratore pecco di continuità e non è il senso del dovere che mi spinge a lavorare bensì il senso della fame. Ne deduco quindi che, secondo certi canoni di valutazioni io sarei un fannullone buono a nulla e se la meritocrazia fosse una legge penso che sarei in galera. Che poi lo è davvero, ma è una legge universale, che non ha nulla in comune con le valutazioni dette prima. E' qualcosa tipo “quello che semini raccogli” o “la merda viene sempre a galla”…
L’altro giorno ho raccolto una spiga di grano alla stazione di Stella Polare dopo aver passato una mattinata in questura per ritirare il nuovo permesso di soggiorno. Che poi non era mica una spiga di grano ma fa lo stesso. Insomma la stacco e la porto con me a Roma. E mentre attraverso il biondo Tevere decido di combinare un matrimonio, per poter rinascere, come i due sanguinari assassini in Natural Born Killer. Ho preso la spiga, simbolo della vita, e lo gettata nelle acque torbide del fiume dal centro del ponte dell’Industria. Speravo di rinascere un po’ meno pigro e con qualche altra cosetta di poco conto, solo che a metà volo ci ho ripensato e ho espresso un altro desiderio in fretta e furia prima che la spiga, lanciata come una freccia, toccasse il pelo dell’acqua. C’è stata della confusione insomma. Il matrimonio non si è fatto e lo dicevo io che le cose le devi fare bene e fino in fondo.