mercoledì, luglio 18, 2007

daysleeper

Avevo dimenticato oramai da tempo di come funzionassero le cose dalle parti vostre, di giorno intendo dire. Di giorno le cose le vedi con un’altra luce, le vedi con più chiarezza, per quello che sono, senza trucchi ne inganni. Mi dice che ha viaggiato per il mondo, che parla tante lingue:
-ai spik in inglish veri vell, lo spagnòl e lo fransese! Sei cittadino del mondo? No, sono un ubriacone…
Vivere di notte è diverso. Non hai mai sonno e l’hai sempre. Vivi come in un sogno, vivi nei sogni delle persone. Poi ci sono quelli come te, quelli che per un motivo o l’altro dividono con te questa dimensione al neon. E sono sogni pure loro, sono un dejavù, li conosci tutti ma non ne conosci nessuno. Di giorno invece non li conosci e basta. Vanno tutti di corsa senza sapere neanche il perché, come se volessero accelerare il tempo, ma certe cose sono possibili solo nelle fiabe o nei sogni.
Mi ricordo bene perché decisi di vivere di notte, avevo stabilito un patto con la luna e non la potevo tradire ma ora sono tornato a riprendermi quello che mi sono perso per strada. Da adolescente facevo cose da grandi, ora (con la presunzione di definirmi adulto) faccio cose da adolescenti. Ci provo almeno ma indubbiamente sono del tutto fuori corso.
Il fatto è che ho sempre avuto la comicità ma mi sono sempre mancati i tempi comici. Fosse facile fare la cosa giusta nel momento giusto. Di notte invece vanno tutti al rallentatore, come nei sogni, il tempo (e tutte le unità di misura) perdono di valore. Nessuno si accorge se arrivi tardi perché nessuno aspetta.
Poi mi viene in mente la frase del saggio: non tornare mai indietro, neanche per prendere la rincorsa!

giovedì, luglio 05, 2007

La storia della sorella Lazer


Questa non è proprio una vera storia, più che altro è una intuizione. Mi capita spesso di averne, diciamo anche che in linea di massima la maggior parte di esse ha scarso valore. Vi faccio un esempio: vi siete mai accorti che The Wall e Fight Club hanno la stessa identica trama? Semplicemente non si tratta di illuminazioni vitali e ciò che non è indispensabile è zavorra. Ci sono anche le eccezioni, è vero, ma di sicuro questa, fa parte della categoria.
Io sono cresciuto in una tipica famiglia russa, numerosa e rumorosa. Noi eravamo 47 figli, 28 femmine e 19 maschi. Come tutte le persone, ognuno di noi aveva delle cose e quando le cose erano troppe e non bastava più lo spazio, qualcuno se ne andava e lasciava spazio per altre cose. Fra tutti vi era una delle sorelle, la ventitreesima se non sbaglio, che accumulava più cose di tutti quanti. Curioso, per un periodo ho provato a emularla ma l'esperienza non mi ha insegnato a carpirne lo sballo, decisi di disfarmi di tutto. Mi disfai anche della famiglia per un po’, d’altronde era zavorra anche quella.
La sorella numero 23 è stata molto utile nella mia infanzia, le marachelle che combinavo talvolta venivano oscurate dalle sue, questo aveva stabilito un taciturno accordo di tolleranza reciproca.
Mentre io giocavo a fare il matto mi resi conto che lei non giocava affatto. Ebbi la mia rivelazione leggendo una rivista di divulgazione scientifica. Ero perplesso dal fatto che nessuno oltre me riuscisse ad accorgersi dell'evidenza, cercai quindi aiuto in letture specializzate. Trovai risposta negli ultrasuoni, che secondo quanto diceva un articolo è un suono così alto nella scala delle frequenze che il nostro orecchio non lo percepisce. Ecco, mia sorella era come un ultrasuono, ossia era così matta, ma così matta da diventare impercettibile.
Onde evitare di scoprire il motivo della mia lungimiranza decisi di rispettare l’accordo.