sabato, aprile 21, 2007

VOGLIO LA CASA SULL'ALBERO



La vita mi ha portato a cambiare nella mia breve vita tante case. Ho cambiato abitazione sia seguendo la famiglia sia seguendo me stesso. Ne ho visto parecchie e le ricordo tutte con piacere, anche se una in particolare probabilmente rimane la mia preferita. La casa russia, la casa dove ho vissuto il periodo più lungo fino ad adesso.
Era un appartamento al quarto piano con le pareti color porpora in corridoio e un verde smeraldo nelle stanze. Era proprietà del sacro e sovrano ordine altissimo dei Cavalieri di Malta, quindi al momento della nostra occupazione era pieno di cavalieri in miniatura fatti in bronzo e altri metalli. Ne avevamo di tutti i tipi, a cavallo, in posa da combattimento, in parata e così via. Nel tempo, cadendo le punte delle spade e delle lance si rovinarono tutte, qualcuno perse anche un braccio se non sbaglio. Una guerra. Ora ne rimane uno solo, quello a cavallo, il più bello. Sta caricando e ha la lancia protesa in avanti, sulla punta dell'arma mia madre appende le chiavi.
Ma torniamo a casa russia, la prima. Era la tipica casa russa, di quelle che trovi solo in Russia. Un lungo corridoio con le stanze su entrambi i lati. Ogni muro, ogni superficie è occupata da mensole con libri e tante cianfrusaglie. I libri sono ovunque, probabilmente c’è una mensola anche in bagno. Lo spazio vitale è ridotto al limite, ogni centimetro disponibile è per delle cose. Cose che servono o magari serviranno un giorno, o semplicemente cose che sono servite e non servono più, addirittura la luce riesce con fatica a riempire lo spazio per tutto l’ingombro che c’è . La mia stanza era, per ovvie ragioni, la più scomoda e angusta di tutto il vasto appartamento. Era ricavata da un angolo adiacente la tromba delle scale e la porta d'ingresso. In sostanza l'ingresso era diviso dal corridoio da un sottile separee in vetro ondulato e montatura di legno verniciato a bianco panna. Si affacciava sul cortile interno e almeno, essendo il penultimo piano, arrivava almeno un po’ di luce. Il colore delle pareti era lo stesso bordò del corridoio ma venne presto cambiato in un bianco. La stanza si presentava più o meno così:

Per anni la mia psiche si è modellata a misura di quella stanza. Quando stavo sdraiato nel letto guardando il soffitto, la sua forma mi sembrava perfettamente rettangolare, mentre la mia testa ne prendeva sempre più la somiglianza. La mia concezione della realtà divenne probabilmente lì profondamente distorta. A volte con le pareti bianche e il vetro ondulato (tipo vedo ma non vedo) mi facevano sembrare quel vano una cella di qualche istituto.
La stanza successiva dove ho abitato era molto più grande ed era perfettamente rettangolare. Il bianco delle pareti venne presto cambiato (per la decisione di chi rimane per me tuttora un mistero) in un verde fosforescente tipo il colore delle lettere che leggete. Quando al mattino entravano i raggi del sole, le pareti si illuminavano come un semaforo, vivevo in una casa di kriptonite. Nell'appartamento accanto abitava un tipo poco più piccolo di me, non ci siamo mai filati. Il suo cognome era Gaiofatto, ma ironia della sorte era un lucidone mentre io incominciavo proprio in quegli anni ad abbandonare definitivamente la mia di lucidità.
Ne ho viste altre di case. Ho condiviso stanze con amici e occupato camerette di lesbiche con le pareti piene di foto di donnine nude. Mi sono trovato spesso nella situazione di dover cercare casa. E’ una cosa stressantissima, chiami ma non ti rispondono, l’orario delle visite non combacia col lavoro, non sei abbastanza cool, no perché sei maschio, no è basta, troppo lontano o troppo caro, no fumatori, no extracomunitari ecc. Non è come quando la casa la compri e la scegli per bene, in questo caso sono loro che ti scelgono e tu speri solo il meglio. E’ una cosa imbarazzante e anche fastidiosa. Per non parlare che devi essere con mille occhi perché i pacchi sono frequenti.
Dopo più di un anno che vivo in questa casa, mi trovo all’improvviso coinvolto in una ricerca del terzo compare per la stanza liberata. Sono passato dall’altra parte della barricata, ora sono io che ho in mano la sorte di chi, come me una volta, viene alla ricerca di un posto nel mondo.
A vedere la stanza è arrivato un fiume di persone. Di tutte le razze, studenti, lavoratori, inventori, cercatori di fortuna. La stanza in questione è la più piccola ed è rimediata da un vecchio sgabuzzino, le misure sono all’incirca di tre metri per tre, si presenta più o meno così:
Qualcuno vedendola non è riuscito a trattenere un sincero riso. Altri, quelli più disperati, sono stati capaci di tentate corruzioni e ruffianerie di ogni genere. Il mercato offre attualmente, un buon traffico di ragazze dell’est, anche le droghe sono frequenti, ti offrono favori, cercano di ingraziarti con altolocate conoscenze.
Martedì, al momento di staccare dal lavoro (erano le due passate), ho trovato sul cellulare qualcosa come centocinquanta chiamate perse. Tutti, me compreso, vogliono chiarimenti, ma la scelta è difficile.

3 commenti:

danDapit ha detto...

La casa sull'albero???
ma allora, la stai progettando?
E la bici la lasci sulle radici, o la appendi su un ramo?
Collocata la terza persona in quel suntuoso salotto della foto?
Oppure sull'ultimo ramo a destra, tra una foglia e un nido?
E' incredibile che in tre metri per tre, entri anche quel divanetto circolare...io però la tappezzeria la cambierei, gli alberi sono più ariosi con le loro fronde!

Casa Russia ha detto...

Alla domanda se il sontuoso salotto sia stato occupato o no la trovi nel post Habemus Contubernālis. Fumata bianca.
hi hi

danDapit ha detto...

Ma guarda che sottigliezza!!
Non avevo collegato i due post fra loro, quindi non avevo afferrato!!
:-O
E Bravo Grig!
Latinista e spiritosone!!
=____=