venerdì, dicembre 12, 2008

Gallicano burning mentre fuori piove!


Fuori continua a piovere, sono parecchi giorni oramai. Mi ricordo che circa quattro anni fa, quando venivo ad abitare in questa città, ci fu una piena del Tevere che paralizzò mezza città lasciandoci tutti sbalorditi e senza fiato dinanzi tanta prepotenza. Mi ricordo di degli alberi ricomperti di ogni schifezza immaginabile quando l'acqua si ritirò donandoci quei macabri alberi di natale. Anche ora siamo sotto le feste, quattro anni dopo e il fiume si sta facendo sentire nuovamente. Chiaramente, la prima volta la piena aveva accompagnato un periodo di grandi cambiamenti e di grandi speranze, sembrava quasi che fosse la forza della mia curiosità e della mia determinazione a provocare quella valanga di acqua e fango. Ora le cose sono diverse, non sono più io la forza scatenante ma piuttosto il palo dimenticato nel mezzo che resiste alla pressione disumana e anzi comincia a muoversi di propria iniziativa andando nelle direzioni piu impensabili alla corrente.
Ed eco che questa pressione mi spinge nuovamente al San GAllicano, antico ospedale di questa città, con i suoi cunicoli e labirinti infestati dai fantasmi dalla poca iniziativa e povertà di spirito. In quei labirinti non ci vado mai. Ho paura di perdermici. Rimango divertito a galleggiare come una barchetta di carta sopra la piena, sapendo di poter affondare ad ogni istante ma continuo a fare il gesto dell'ombrello a coloro che sono fuori bordo. Nella mia barchetta c'è posto solo per me ora. L'acqua sta sommergendo anche il Gallicano ormai e io mi sono rifugiato nella torre. Che culo! Una torre col Wi Fi! Quasi quasi racconto una storia low cost...
...eppure i miei studi li ho finiti grazie a persone che credevano in me, che avevano deciso saggiamente (?!?) di investire le loro speranze nella mia determinazione, mi perdonarono ogni puttanata fatta e anche quelle solo pensate. Solo che mantenere questa determinazione non è mica facile, dppo un po tutto si affievolisce, la piena non può durare all'infinito. Ma sembra che ho fatto a tempo, solo che ora sono io che mi ritrovo qui al Gallicano al posto di coloro che una volta avevano teso la loro mano a me e sono io ora, per spirito di riconoscenza (al fato che mi ha sempre accompagnato con un tempismo comico esilarante) devo tendere la mia. Ma faccio il permaloso, perchè ora dall'altra parte non ci sono persone che mi ispirano nella stessa maniera, direi il contrario. O forse sono solo i sensi di colpa che mi lasciano di stucco dinanzi ai miei stessi difetti. Ma sono qui per mediare e allora medio. Comincio a fare il finto tonto, sorrido a tutti e dico sempre di si e la cosa sensazionale è che funziona! Fondamentalmente qui al Gallicano faccio lo scaricabarile, o meglio, sono quello che si becca i barili degli altri, poco male sono stato sempre uno crioso. Qui ora stiamo facendo un corso, un corso per mediatori sulla mediazione, che già hanno difficolta a mediare fra di loro ma sono veri, autentici. Ci sono romene stressate che lanciano frecciatine alle donnone africane fiere ma un po goffe, sudamericane che pronunciano tre mila parole al minuto e nesuno le sta ad ascoltare, c'è Karina una ragazza polacca che ieri davanti all'entrata principale si è fumata una canna di erba, ma non ha offerto!
Si parla di mutilazioni genitali femminili, un argomento interessante quanto scabroso. Molti se ne fregano altri si scandalizzano e pochi rimangono. Quando si parlava di violenza sulle donne, ognuno aveva la sua da dire, ognuno dava il proprio personale limite oltre il cuale un comportamento o una azione diventava violenza. Il mio concetto di violenza poi è ancora più personale, per me è una violenza svegliarmi con il rumore devastante della radiosveglia, oggi mi sono svegliato così e anche ieri. Lo vorrei dire ma sono solo il tutor e me ne sto zitto, vorrei anche esporre la mia teoria sull'imperialismo femminile e che forse qualche ceffone di tanto in tanto... Ma non possono capire, ognuno qua ha un senso dell'umorismo diverso, il mio è sovietico, ovvero le famose freddure e quindi continuo a stare zitto e a dire di si, con la mano nella tasca a stringere il tesoro che ho nascosto dentro. Le chiavi del Gallicano.
Gia mi ci vedo! Sulla poltrona del primario con le gambe sul tavolo. Quasi quasi organizzo un rave party qui, al centro di questa città, dentro questo ospedale rinascimentale. Il Mediator Party!

martedì, ottobre 07, 2008

chiuse parentesi

Eccoci qua, sull’uscio di questo piccolo bar. Sono passati parecchi mesi. Gli ultimi da clandestino, nascosto. Ottenere la cittadinanza è come diventare maggiorenni. Ti aspetti che la tua vita cambi all’istante e ti accucci in una contemplativa e silenziosa attesa, e in fine nulla, non ti cambia niente, giusto un poco il morale forse (e in peggio anche). Comunque eccoci qua, di nuovo all’uscio di questo bar a fumare una sigaretta. E’ un bar piccino ma grazioso, ricorda vagamente una sorta di bazar oltremare ed è confortevole quanto un bordello egiziano, o almeno così come io mi immagino uno di questi bordelli d’inizio secolo. Sull’uscio siamo io, Crudelia DeMon e Fantozzi. Fantozzi è un radiologo crumiro, tipico romano cinquantenne (definizione che verrà chiarita piùavanti), Crudelia DeMon è Crudelia DeMon. Entrambi sono appoggiati ai due lati della larga porta mentre io rimango un passo indietro seduto nell’anticamera piegato dalla noia e dal dolore al ginocchio con la mia sigaretta di tabacco a coprirmi il volto. Nulla di quello che viene detto merita di essere ricordato e il tempo passa senza passare. Due quindicenni passando si fermano e cercando il mio sguardo perso in mezzo ai due sull’uscio mi fanno: ei zii! C’hai ‘na cartina? Solo corte! Rispondo io tra i denti e quelle deluse mentre a me viene un brivido. Devo essere onesto con me stesso, ho smesso di fumare come certi amanti smettono di fare all’amore. E forse mi si legge in faccia, o forse sono solo stanco e dolorante o forse sto progettando la mia fuga e proprio non riesco a esserlo. Ho chiesto aiuto alla coerenza ma questa mi ha detto che la risposta è dentro di me! Ma come… e se è sbagliata? Il dolore al ginocchio per fortuna non mi fa pensare ad altro e per quello c’è quell’amaro alla rucola che la signora DeMon custodisce gelosamente così come io custodisco la mia riservatezza, finendo sempre per raccontare tutto, o quasi. Di come ho perso casa o di come da brigante mi sono rotto le ossa e subito dopo ho spergiurato ottenendo così una nuova cittadinanza, su questa città e sul fatto dei romani che vanno sempre do se magna gratis o di come Tommasino er Capretta sia entrato nella mia vita.
Non è facile essere onesti con se stessi. Come domenica scora, quando ho disertato la marcia contro il razzismo. Conscio del mio passato e dei miei ideali ho preferito evitare la pioggia e rimanere a casa a fare il pane, certo una occupazione altrettanto nobile, ma ho saputo dopo che quasi tutti i romani (chiaramente esclusi quelli che vanno a picchiare i cinesi in giro per strada, e non ne sarei poi tanto sicuro) hanno trovato come me una scusa e si sono presentati solo al concerto finale (benedetto dal buontempo) mentre pullman di manifestanti tornavano in ogni parte del paese con il loro bagaglio di speranze.
E comunque, mi dico, il mio ginocchio non mi avrebbe permesso tanta esuberanza, non sono andato neanche al concerto, non mi sentivo abbastanza romano per farlo e sono rimasto a casa, una casa che non è più mia, mentre il mio posto è stato preso da Tommasino. Tommasino lo chiamano er Capretta perché con lo skate salta come una capretta e perché puzza come una caprone. Il poveraccio ha una disfunzione ghiandolare ai piedi, a nulla sono servite le punture di botulino e i specialisti di tutto il mondo non sono riusciti a risolvere il tanto grave quanto raro problema. Emarginato dagli emarginati e non tanto per la puzza sotto ai piedi (o sotto il naso come in altri casi) ma per l’inettitudine delle sue parole, che sicuro non sono coerenti con i pensieri (sperando che questi siano un po’ più nobili) ma le stesse, anche se dallo schieramento opposto, del radiologo crumiro.
Lascio la signora DeMon con Fantozzi a conversare sull’uscio del bar e vado dietro il mio piccolo bancone a prepararmi una sigaretta del mio tabacco eco-sostenibile (altra ipocrisia per fumare facendosi un po’ meno male) ma le dita mi scivolano sulla cartina. I polpastelli sono lisci come di ceramica per le troppe lavastoviglie fatte. A quel punto decido di riprendermi tutto.

venerdì, giugno 13, 2008

schiena di porcellana


Eppure m'inorgoglisco della mia umiliazione, e poichè a tal privilegio sono condannato, quasi godo di un'aborrita salvezza: sono, credo, a memoria d'uomo, l'unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta.

Roberto de la Grive 1643

venerdì, maggio 09, 2008

il ballo di sofia #3


Makos e Fariwk sono al lavoro. Scavano pietre.
Comandante. Sono Makos, voglio vedere Fariwk.
Perchè?
Voglio dirgli un segreto...
...il segreto cos'è?
eeeeeeeeh... Non lo so perchè non ho deciso, vedremo cosa succederà.
Cosa succederà, si, e lo sai cosa ti succederà?
Si.
Fine della storia.

giovedì, aprile 17, 2008

Il bosco nel fuoco #2


Ci sono due argomenti che non ho mai avuto il coraggio di affrontare. La politica e l'amore, la prima probabilmente per la mia incompetenza e la seconda un po' per vergogna e un po' per scaramanzia. Ma mentre continuo a tacere sull'amore mi viene voglia di spendere due parole sull'altro grande disastro della mia vita: la politica. In tempi non sospetti il mio fervore e il mio impegno era alimentato da situazioni inesplorate e menti lucide. Con il tempo le prime sono state scoperte tutte e le menti lucide si sono appannate anche loro. Ad un certo punto il massimo della nostra espressione ideologica era lo stare in piedi sui tavoli a cantare l'inno con la mano sul cuore e la birra nell'altra. E non vi dico di quale birra... (ehm scusate) di quale inno si trattava poichè la cosa è abbastanza relativa. Il mio era un amore clandestino e tale rimane poichè non riesco più a schierarmi sotto una bandiera. Ma pur non avendo il diritto al voto mi entusiasmo ancora e soffro ogni volta che il mio senso civico viene messo alla prova. In ogni caso, la politica non mi stupisce più da parecchio. E che amore è se manca il piacere della scoperta? Un amore consolidato probabilmente, ma io piuttosto mi definirei un sedotto-e-abbandonato.
Ma veniamo alla questione principale. Queste ultime elezioni mi hanno fatto tornare in mente l'anno in cui venni bocciato. Era la seconda media. Farsi bocciare in seconda media è veramente da sciocchi. Si sa, in prima ancora ti confondi tra maestra e professoressa e quindi chiudono sempre un occhio, in terza non vedono l'ora di togliersi la scocciatura e chiudono l'altro. Ma in seconda non c'è scampo, sanno chi sei e io ne avevo combinate troppe perchè qualcuno mi difendesse. Probabilmente me lo meritavo, ma quanta giustizia c'è secondo voi nel far perdere ad un giovane gli amici e un anno della sua vita in cui avrebbe potuto fare milioni di cose. Sta di fatto che per nessuno fu una sorpresa, io stesso, che pur avendoci sbiadatamente sperato fino all'ultimo incassai il colpo senza proferire parola. Fu solamente triste.

martedì, aprile 01, 2008

Il Bosco nel Fuoco

Ero seduto sulle rive del mare delle occasioni perdute e contavo le onde, contavo le onde, contavo le onde... quando ad un tratto sull'orizzonte spuntò quella perfetta. Ma siccome sono convinto della ciclicità delle cose ho preferito aspettare la prossima.

La ciurma è pronta e il capitano AaHaB sta per arrivare!

lunedì, marzo 03, 2008

mercurio

Non che fossero mancate le occasioni di scrivere ultimamente, ma nonostante tutto mi sono fatto trascinare in un sofferto silenzio. Sofferto ogni volta che davanti allo schermo riordinavo i pensieri al punto da mettere tutto così composto da non volerlo più disfare, neanche per una storia. È andata quindi la storia di come a san Valentino un matrimonio mi poteva salvare dalla clandestinità o di come ho inaugurato la mia nuova bici con un rocambolesco incidente, ho tentato la realizzazione di diversi video e ho scritto migliaia di parole inutili. Una sorta di auto censura, a forza di tagliare e modificare ho deciso di tacere. E credo fermamente di aver fatto bene dopotutto. Ero incazzato con il mondo e con me stesso e la collera non è una buona ispiratrice. Mi sono reso conto di come il mondo intero non cambia mai e rimane sempre lo stesso e se invece cosi è, ciò accade talmente lentamente che neanche le montagne se ne accorgono…

uno dei motivi della tua collera è in linea avverte una spia ma io la ignoro e vado avanti

…siamo noi invece che cambiamo. E la maniera di vedere il mondo, anche quella cambia e ci da quella sensazione di moto, mentre in verità non si è mossa una paglia.
Mi ricordo di come in tempi del tutto insospettabili, prima ancora del lowcost, prima di RadioPazza, prima ancora delle bombe, vidi uno di quei film che hanno segnato una qualche generazione (in questo caso la mia). Piansi all’epoca, fu come uno scoppio a salve nel mio cervello e nulla fu più lo stesso in un certo senso. Una decina di giorni fa ho iniziato il download con emule del film…

-tossici di merda! dice uno dei commenti ma io lo ignoro e vado avanti

...e tre giorni fa lo rivedo. Trainspotting, mi ha fatto piangere anche questa volta, ma per motivi diversi. Quel commento non lo vedo poi tanto assurdo ed è vero, non è cambiato proprio un cazzo, e lo sguardo che cambia semmai. Si lo ammetto, non ho mosso un muscolo alla vista del bimbo morto nella culla, non ho versato lacrime amare come è successo la prima volta, sarebbero state lacrime di coccodrillo. No, ho pianto alla fine. Alla vista del nostro infame eroe che tradisce gli amici, dopo tanti bei discorsi fatti, dopo tante promesse…

è la vita baby, precisa come un proiettile in viaggio verso il bersaglio, imprevedibile quando colpisce

…e io rimango inorridito da quel gesto, un gesto che ha il sapore della sconfitta, una sconfitta perenne. Non c’è scampo per nessuno qui!
Ma io non sono d’accordo, sono grato al mondo che almeno lui rimane sempre lo stesso, perché si porta con se anche le amicizie, quelle vere come dice il caro Fatina. Le amicizie che nonostante il nostro mutare nel male o nel bene, quelle vere rimangono sempre.
Quindi ripenso a tempi un po’ più recenti, sempre lontani ma non privi di sospetto. Rileggo una vecchia mail con l’unico pregio quello di essere il primo embrione di ciò che tempo dopo sarebbe diventato LCG. Un pazzo amico mi disse che fosse la cosa più bella che avessi scritto, ma lo dice ogni volta e quindi lo ringrazio e lo cito con una rivisitazione. Ma la cosa che mi preme di più e fare il mio omaggio gli amici veri, a quelli che non ti scordi, anche se sono lontani o se sono pazzi, ma soprattutto un omaggio alla piccola Luna che di questo mondo che non cambia non sa nulla e si prepara lentamente dentro un grembo in trasformazione.1.11.04
E fu così che cominciò...
La notte dell'eclissi lunare. Ero l'unico uomo su questa terra che aveva posato le proprie speranze in una risposta, una visione rivelatoria. La solitudine, o perlomeno la paura di essa (che è anche peggio) sono il carburante e lo stimolo all'autodifesa, mette in moto l'istinto di sopravvivenza. Pena il baratro, che non ho mai conosciuto e non ci tengo neanche.
Insomma, in totale solitudine, come spesso mi accade, vagavo per la spiaggia notturna. Questa volta c'era qualcosa di diverso. L'ombra minacciosa della terra stava inghiottendo la luna. Vi siete mai soffermati a guardare la luna? Penso proprio di sì e vi assicuro che quel piatto d'argento NON era la luna. La luna non è un piatto nel cielo, così come la terra non è piatta e non esistono confini...
Oserei dire che quella che vediamo è una velina spaziale con le tette rifatte, il trucco pesante e tacchi altri. La luna si trucca con la luce del sole, si camuffa e ci fa credere di essere bella e luminosa. Non voglio dire che la luna è brutta, anzi è bellissima me è fasulla ed ingannatrice.
Quella notte la luna cambiò colore e con le ultime forze trattenne un anello di luce abbagliante che l'abbandonò presto, diventò rossa, stanca e ferita rimase immobile nel cielo indifesa e sanguinante. Sembrava una pergamena accartocciata ed appesa ad una cupola nera, stelle cadenti (ma quante erano) le svolazzavano intorno, quasi beffandosi di lei, ed ognuna di essa era un desiderio. Volevo tanto parlarle ma non mi rispondeva, non c'era verso. Quando il saggio si propone nelle vesti di uno stolto, questo non viene riconosciuto e quindi deriso. Forse di questo aveva paura la luna senza le sue vesti da saggia, o forse no?
La conclusione di questa solfa è che la luna mi si era posata nelle sue vesti reali, spoglia dai suoi adornamenti e io ho fatto un patto con lei:
Io non l'avrei derisa e lei in cambio mi doveva insegnare a essere...
Non vi posso rivelare niente di quello che successe quella notte. Gli amanti sono tali perchè sono segreti e io ho amato la luna.

giovedì, gennaio 17, 2008

SEE YOU SPACE COWBOY

Il tempo, come la puntualità, sono dei concetti molto personali. Nel mio caso soprattutto. Il tempo che scorre gia di per se rappresenta una bella incognita per me, da qui la mia incapacità di prendere impegni a lunga durata e a programmare la mia vita. Mattioli dice che questa è la paura di crescere, io direi che al massimo è colpa dell’hashish. Dunque io sarei Peter Pan? Un paio di persone che conosco non esiterebbero a rispondere di sì ma io non mi ci riconosco. Non sopporterei l’idea di ripetere nuovamente la mia pubertà, basta brufoli e insicurezze. E ammetto anche di avere dei pregiudizi nei confronti di questa categoria. Come l’altro giorno, ai grandi magazzini, dove ho comprato un cinturone di plastica con pistole giocattolo da cowboy solo per fare un dispetto ad un moccioso che supplicava la madre di poterle avere. Le ho prese e andando via gli ho fatto la linguaccia pensando “Bravo! Continua a giocare con i soldatini…” Io invece posso, perché ho gia pagato con il sudore della fronte quella malattia che tu chiami pubertà, ho sconfitto i brufoli e ho perso la verginità, mi sono guadagnato ogni centimentro di questa prepotenza. Ma sono i tempi che non mi sono molto chiari, come la puntualità nella successione degli eventi. Il mio difetto in tal senso è che mentre tendenzialmente non farei mai aspettare qualcuno, lo faccio spudoratamente con me stesso. Faccio la gara con me stesso a chi resiste di più e ovviamente vinco sempre io.
Ma nel frattempo, quello che tu chiami tempo, porta via le cose, e qualcuna ne porta. Un po’ come capodanno e a me il nuovo anno ha portato un tostapane, un bollitore, un frullatore, quattro piatti piatti, un letto nuovo (nuovo per me ovviamente) e questo cinturone con le pistole giocattolo da avventuriero in terra straniera. L’anno vecchio invece si è portato via il mio permesso di soggiorno, il che fa di me nuovamente un autentico clandestino, un illegale, un avventuriero in terra straniera. E ora mi avvalgo con orgoglio del mio ritrovato titolo nobiliare, quello del Extra.

domenica, dicembre 23, 2007

KILLER KEBAB


Era da parecchio che non entravo nel Bar la Notte. Ora si chiama Bar Marcello e anche il banchista tagliagole tagico non c'è piu. Quando chiedevo "il solito" mi davano cartine e sigarette. Sto Marcello invece ha fare da sospettoso. Chiudo la finestra per evitare che entrino gli anatemi e le maledizioni che una zingara lancia al proprio aguzzino.
Trecentoseccantasei giorni di blog. Non sono più un bambino.
Ma chi è che parla?

lunedì, novembre 12, 2007

The dark side of the Grex


Sono un fanatico della parte nascosta delle persone. Molti la sfuggono per paura delle conseguenze, io no, io la cerco. Come la tachicardia che ti ricorda che sei vivo. Il panico, sentimento secondo solo a quello dell'amore.

giovedì, ottobre 25, 2007


Mi capita spesso che il momento più bello della giornata sia quello in cui mi infilo nel letto la sera. Capita quando al rientro trovo le coperte disfatte dal mattino e scivolo nuovamente, riempiendo la sagoma sotto la coperta, così come lo avevo lasciato al mio ultimo risveglio. E' un po' come tornare all'utero materno o di abbracciare qualcuno nel sonno, di cui forse si sente la mancanza o forse no.
Capita quando nella stessa giornata vai alla ricerca di mille risposte, di piccole cose o di cose grandi, tipo un cruciverba o la pace nel mondo, ma l'unica risposta che ottieni è:
"pò esse che è così o pò esse che nun è così...".

lunedì, ottobre 01, 2007

sono entrato nel groove

Ho capito tardi il significato di radical shic, ma mi è andato subito di traverso, come il political correct d’altronde. Negli anni, da piccolo Lord, sono diventato un rude scaricatore di porto. Sputo per terra e dico parolacce. Non sopporto scendere a compromessi e non amo la diplomazia. Per non parlare della democrazia, quella vera proprio non esiste. Mettere tutti d’accordo è impossibile, questo atto sublime sono riuscito ad applicarlo solo nella mia cucina.
Da anni il mio menu tipico consiste in 4 elementi fondamentali, pasta (preferibilmente corta), carote, ceci in scatola e scatoletta di tonno. Chi si può scordare grandi capolavori culinari dell’epoca lwcost quali pasta con tonno e carote o pasta con tonno e ceci o tonno ceci e carota, talvolta pasta e carota e altre carota e basta. Piatti semplici e gustosi, facili da pulire e soprattutto economici. Mentre ti mangi le tue fagiolate ti sembra di essere Bud Spencer ma in verità sei diventato un tonno. Dov’è la giustizia, dov’è la dignità, dove sono le mousse, il pate en croute e la salsa veloutèe. Al ristorante, il semplice fatto di avere un nome francese, attribuisce ad una pietanza un valore inestimabile. A fantasia in cucina non sono da meno ma un velato sospetto mi sforna l’invidia.
Volete le mousse e io v’accontento. Con l’aiuto del mio minipimer sono finalmente entrato nel groove, a tempo di musica frullo i miei 4 elementi, fino a trasformarli in deliziose creme, in mousse e souce. Eccolo il prodigio, l’eleganza e la raffinatezza in un piatto di tonno e fagioli, con una rivoluzione di sapori, dove tutti gli elementi sono mischiati fra loro senza prevaricare uno sull’altro, morbide sul palato ma decise nel sapore. La vera democrazia.

Primo fra tutti ricordiamo il Pollo alla Shrek della scuola catalana e l'indimenticabile Noce Mosca-ta e le sue Spose. Provare per credere!

venerdì, settembre 07, 2007

Depressione Caspica - ultimo stadio


Oggi è stata una di quelle giornate che quando finisce tiri un sospiro di sollievo. Non dico che sia stata particolarmente brutta o sconveniente, no, semplicemente faticosa e per certi tratti triste. Non che non abbia ricevuto la mia dose quotidiana di attenzioni e di baci che mi sono necessari per mantenere l'ego rigoglioso.
Poi mi danno sempre del calabrese e molti sanno che più permaloso del calabrese c'è solo il russo. So che sono mistificazioni e luoghi comuni e sono abituato alle valutazioni superficiali. Mi dicono anche di condividere con gli altri la mia mente e il mio pensiero ma io mi sento comunque un incompreso. Il problema è che non riesco a decidere se preferire lo status di incompreso, che è lo stesso dei geni, o tentare il tutto per far riconoscere, non dico la veridicità, ma almeno la fondatezza di quello che dico, di quello che faccio.
E per dimostrare al mondo tutto ciò, voglio ringraziare tutti quanti, come dice sempre il caro Ivano. Grazie grazie! Grazie a Tony, a Mariella e al Michele. Grazie a Laus12 per la fiducia e lo stesso a Ruth. Grazie a BAk per la magia e grazie a Joanne per le lezioni di inglese. Grazie a Carlo per i gelati e in fondo grazie anche a me stesso. Ma il ringraziamento più caloroso lo mando a Sofia che mi ha dato una lezione di vita dicendomi: quando la saggezza bussa alla tua porta, scappa dalla finestra!

domenica, settembre 02, 2007

sabato, settembre 01, 2007

dove sono i cccp

Giovedì notte mi hanno rubato la bici, l’avevo comprata neanche quattro mesi fa. Non è la prima volta e ho reagito con molta calma all’accaduto. Tolgo il sellino alla bici quando la parcheggio, come espediente contro i ladri, il risultato però è che la mia stanza è piena di sellini appesi come trofei. E io senza bici non ci so stare, è qualcosa di essenziale per me. Io senza bici è come un barman senza bar, come Rambo senza i comunisti, come un Boy Scout senza totem. Ho bisogno di essere sempre in movimento. Ora le distanze si allungano e la pigrizia si impadronisce di me, e io detesto la staticità.
Fra pochi giorni si torna a scuola e mi tocca fare i conti con le promesse non mantenute. Proprio come quando facevo le medie o le superiori, l’essere il primo della classe comporta dei sacrifici, in cui non riesco proprio ad impegnarmi. Fantasticare con audacia sulla professoressa di matematica era molto più intrigante di qualsiasi soluzione algebrica. Mi ricordo quella volta che, non sapendo che pesci pigliare, portai mia sorella in fasce a scuola, con la disperazione negli occhi rivelai di essere un povero ragazzo padre. La cosa intenerì anche il cuore più duro e io passai l’anno in maniera esemplare. L’anno successivo, non sapendo nuovamente che pesci pigliare, decisi di puntare sulle scherzo e rivelai tutta la verità. Anche quella volta non ebbi problemi grazie al bonus simpatia.
Giovedì notte è stato anche l’ultimo giorno di lavoro. Fra non molto ne inizierà uno nuovo. Lunedì sui banchi di scuola e i compiti ancora da fare.
Uno dei camerieri mi ha chiamato Rambo.
-Perché sei troppo forte! Mi dice. Ma colgo un velo di ironia nella sua voce.
E comunque sia Rambo è un bel film e c'è una bici che non mi ruberanno mai, è quella rossa che gira a sinistra.