sabato, aprile 07, 2007

RASHOMON

L’autista
Quella sera tornò a casa sconvolto. La moglie era gia sveglia, attaccava all’alba, il lavoro dell’infermiera era stato sempre così con turni imprevedibili, come quello dell’autista d'altronde.
Invece di andare a dormire le diede un bacio e le raccontò con voce tremante quello che gli era accaduto. Aveva investito un ciclista.
La cosa non era grave, il ciclista non si era fatto poi tanto male ma il giovane autista ne era comunque scosso. Da quando era giovane ha sempre avuto la passione per la bicicletta. Diceva sempre –il ciclista è il vero sportivo, guadagna il giusto e in quella salita ci mette il cuore!
Quando guidava il suo autobus amava ascoltare la musica con le cuffie, la sua preferita era “Il Bandito e il Campione” di De Gregari che parlava delle prodezze del grande Costante Girardengo e del suo amico bandito Sante Pollastri e mentre ascoltava faceva quelle curve strette strette che fanno i ciclisti in tirata davanti al traguardo con la strada completamente sgombera. Nella sua mente, quel macigno di miliardi di tonnellate si trasformava una scintillante bicicletta.
Quella notte era l’ultima volta che faceva il turno notturno, stava guidando il suo 72N che tra le altre si fa tutto viale Trastevere. Aveva appena superato il ministero dell’istruzione che gli fece venire in mente due cose, la prima era il fratello omosessuale che ci faceva l’impiegato, la seconda era il padre che quando era ancora in vita gli diceva sempre di studiare altrimenti l’unica cosa che avrebbe potuto fare era l’autista. Cacciò via il pensiero sostituendolo con uno nuovo, di lui sulla sua bici in maglia rosa, quindi accelerò quel tantino per entrare nella scia. Ad un tratto davanti a se vide una figura in movimento, la strada era buia ma lui capì subito che fosse un ciclista. Non aveva i catarifrangenti e neanche i faretti ma aveva la tipica forma delicata di un gregario rimasto indietro. Lo superò sulla destra poiché il ciclista si era spostato improvvisamente sulla sinistra. Stretta stretta. Voleva guardarlo nello specchietto retrovisore mentre lo superava. Proprio in quello specchietto lo vide scomparire improvvisamente urtato dalla coda del bus. Troppo stretta.
Quella notte l’autista non riuscì a prendere sonno e fece gli incubi per quasi tutta la settimana per i sensi di colpa.

Il tipo
Quella sera tornò a casa sconvolto. Aveva passato la serata con tre amici. Dicevano di avere delle danesi per le mani. Le danesi fanno gola a molti e infatti non si presentarono. E così fecero loro: quella sera si fecero di (in ordine cronologico) 3 grammi di hashish, sei bottiglie da 66 di Beck’s (anche se lui voleva la Menabrea), altro hashish rimediato per strada, chicche che poi si rivelarono solo mentine e 1 e1/2 g di botta che però era piena di purgante per bambini, una bottiglia di Morellino di Scansano e una di pessimo Bourbon americano sottratte dal magazzino di un locale dove erano entrati per pisciare, poi si aggiunse uno che aveva dell’MDM sintetizzato nelle Filippine e terminarono annacquando il tutto con quattro Menabrea da 33.
Verso le quattro e qualcosa erano sulla strada di casa, lui non guidava anche se la macchina era la sua, stava accanto al conducente e smanettava con la radio, gli altri due erano sprofondati negli abissi posteriori. Non stavano andando veloci, la strada davanti a loro era ostruita dal 72N che occupava quasi tutta la corsia e nessuno se ne preoccupava.
Concentrati ognuno sulle proprie visioni chiusero gli occhi per un istante e il caso volle che li chiusero tutti all’unisono. E nello stesso preciso istante li riaprirono. In tempo solo per vedere un ciclista fare un atterraggio di emergenza (pur con qualche difficoltà). Si fermarono. Non tanto per portare soccorso quanto per curiosità. Aveva l’alito che sapeva di alcool e gli girava la testa per tutta la roba ingurgitata quella sera. Si limitò ad abbassare il finestrino e gridare al ciclista –hey! Sei vivo? L’amico al volante non aspettò neanche la risposta e ripartì con una rumorosa sgommata. Andarono a Fiumicino perché qualcuno quella sera gli aveva detto di certi asini che volavano e lui voleva vederli atterrare.
Tornato a casa il giorno dopo non riuscì a dormire e neanche la notte dopo. La quantità di sostanze varie ingerite lo tennero adrenalinico per giorni.

Il ciclista
Quella sera tornò a casa non tanto stravolto quanto rotto. Era giovane e spavaldo, nella guida (e così forse anche nella vita) era fulmineo e un tantino prepotente. Pieno di sé al punto che la sua insofferenza per le istituzioni lo portava a diffidare addirittura delle istruzioni di cottura delle zuppe pronte. Quando pedalava di notte, talvolta gli piaceva lasciare il manubrio e con le mani puntare a fare finta di sparare ai lampioni e ai semafori. Quella notte pedalando stava canticchiando:

E dietro alla curva del tempo che vola
c'è Sante in bicicletta e in mano ha una pistola
se di notte è inseguito spara e centra ogni fanale
Sante il bandito ha una mira eccezionale
e lo sanno le banche e lo sa la questura
Sante il bandito mette proprio paura
e non servono le taglie e non basta il coraggio
Sante il bandito ha troppo vantaggio.

La strada più corta per la casa gli imponeva una svolta a sinistra dopo una cinquantina di metri, si girò per controllare la via e vide incalzare dietro di lui, con il pettorale 72N un degno avversario. Il semaforo era a suo favore dopo il quale la svolta a sinistra. Quindi accelerò, quel tantino per entrare nella scia e sfruttare la forza centrifuga in curva. Quello lo supera sulla destra rombando. Improvvisamente si trovano uno di fianco all’altro e quello grosso acchiappa il piccolo gregario e con la forza di 600 cavalli lo scaraventa via.
Non era nuovo a cadute in bicicletta ma ebbe come l’impressione, mentre atterrava sull’asfalto, che quella volta l’avesse fatta troppo grossa. Gli furono chiari all’istante le vere sembianze e il peso reale del suo inseguitore. Anche il suo alito sapeva un tantino di alcool.

Ma un bravo poliziotto che sa fare il mio mestiere
sa che ogni uomo ha un vizio che lo farà cadere
e ti fece cadere la tua grande passione
di aspettare l'arrivo dell'amico campione
quel traguardo volante ti vide in manette
brillavano al sole come due biciclette
Sante Pollastri il tuo Giro è finito
e già si racconta che qualcuno ha tradito.

Quella notte non dormì perché non si sentiva più tanto spavaldo e la cosa gli bruciava, mentre il giorno dopo non dormì per i dolori al ginocchio.
Dopo due giorni la bicicletta gli venne rubata sotto casa, rimasta attaccata al palo.

Atac
L’ufficio legale dell’ATAC spa nega ogni responsabilità e compartecipazione in tale storia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che piacevole sorpresa curiosare sul blog e trovare una bella storia. Grazie. Valè